Entro quali termini l’Agenzia delle Entrate può esigere il pagamento della tassa gravante sulla proprietà dell’autovettura?
Il bollo auto rientra tra le tasse più odiate d’Italia e, conseguentemente, tra le più evase dai cittadini. La maggior parte delle cartelle esattoriali inviate ai contribuenti contiene sempre qualche annualità di bollo non pagata. Certo, alcune volte il mancato pagamento è dovuto a semplice dimenticanza dell’automobilista, ma il più delle volte si tratta di una condotta preordinata a non voler pagare. Tra le ragioni per la quale questa tassa è spesso evasa, oltre che per la sua natura fastidiosa (sorgendo con l’acquisto dell’autovettura), è il breve termine prescrizionale previsto dalla legge, entro cui il Fisco può agire per il recupero forzato del suo credito.
Dopo aver analizzato la tassa in sé, scoprendo come si conteggiano gli importi e quando si devono pagare, vedrai dopo quanti anni interviene la prescrizione bollo e da che momento decorre il relativo termine.
La natura della tassa di proprietà
Come anticipato, il bollo è collegato alla proprietà del veicolo, sia esso un’autovettura, o anche una moto. Dal momento in cui acquisti una vettura, immatricolata nel territorio italiano, sarai destinatario della richiesta di pagamento in questione.
Grazie al pagamento di questa tassa, aiuterai a rinfoltire le casse delle regioni, che così garantiranno – almeno in teoria – i servizi per i cittadini e, quindi, per l’intera comunità.
Infatti, non è sufficiente il denaro destinato dallo stato a garantire il corretto svolgimento delle funzioni regionali, come succede anche per le Province e i Comuni. Ecco che, per questo, intervengono queste imposte a gravare sul singolo contribuente, rendendo la situazione economica familiare ancor più difficile di quello che già, purtroppo, è.
Quando va pagato il bollo?
La scadenza della tassa di proprietà sui veicoli è annuale e, a differenza delle assicurazioni, essa è prevista anche nel caso in cui il veicolo non sia messo su strada.
Diversamente da quanto succede per il pagamento delle imposte (ad esempio, quella sul valore aggiunto), per la data di scadenza del bollo dovremo prendere come riferimento il momento in cui è stata immatricolata l’autovettura, poiché sarà il mese successivo quello da considerare come di scadenza per il pagamento.
Diverso è il caso di un’auto usata, dove il veicolo risulta già immatricolato: qui, dovrai considerare come data il passaggio di proprietà e, quindi, procedere al pagamento della tassa entro la fine del mese successivo.
Facciamo un esempio: se il veicolo è stato immatricolato a novembre 2019, dovrai pagare il bollo entro il 31 dicembre 2019, ma se compri un veicolo già usato non dovrai controllare il mese di immatricolazione per verificare la scadenza del bollo, ma il mese in cui è avvenuto il passaggio di proprietà.
Per evitare di commettere errori, anche con riguardo all’importo da pagare, puoi sempre andare sul sito dell’ACI e verificare gli importi e le scadenze, potendo anche procedere al pagamento online. Nel caso volessi procedere al pagamento dopo la scadenza, il portale dell’automobilista ti permetterà anche di saldare gli importi, comprensivo di interessi e sanzioni.
Su chi grava il pagamento?
Ti ho già anticipato come il bollo sia definito, legalmente, come una tassa di proprietà del veicolo e, quindi, è facile dedurre che sia il proprietario del veicolo (chi risulta dalla carta di circolazione) il responsabile per il Fisco, l’unico onerato al pagamento di questo fardello.
Stesso discorso va fatto in caso di leasing, o di noleggio, a lungo, o a breve termine: fin quando non muta il nominativo nella carta di circolazione, unico onerato rimarrà il proprietario ufficiale, e non il possessore temporaneo.
Cambiano gli scenari quando si acquista un’auto già usata e, quindi, subentra un nuovo proprietario durante l’anno solare. Secondo la legge, il pagamento spetterà a chi risulta proprietario l’ultimo giorno utile per effettuare il pagamento (la fine del mese successivo a quello di prima immatricolazione), anche se il venditore resterà obbligato fino ad avvenuto passaggio di proprietà.
Calcolo degli importi?
Sono diversi i fattori che incidono sull’importo del bollo:
potenza dell’autovettura;
classe d’inquinamento della vettura (Euro 3, Euro 4, ecc.);
anzianità del mezzo (dopo i venti anni cessa di essere oggetto di tassazione).
A ciò si aggiunge il fatto che la regione di competenza può decidere se aumentare o diminuire gli importi dovuti, a seconda delle esigenze di cassa.
Per verificare questi elementi, basterà prendere in mano la carta di circolazione e annotare i numeri in esso indicati; ma, per avere la vita un po’ più facile, come detto nel paragrafo precedente, potrai accedere al sito dell’Aci, o anche a quello dell’Agenzia delle Entrate e, inserendo la targa e l’anno di immatricolazione della tua vettura, scoprirai l’esatto importo da pagare.
Dove pagare?
Il pagamento del bollo, destinato alle regioni, può essere effettuato:
in un ufficio postale,
in un tabacchino autorizzato al pagamento lottomatica,
presso un’agenzia di disbrigo pratiche automobilistiche,
presso gli uffici dell’ACI (Automobile Club d’Italia).
A differenza della carta di circolazione e della patente di guida, non sei obbligato a portare con te la quietanza di pagamento che, invece, andrà custodita in un posto al sicuro, pronta ad essere prodotta nel caso in cui l’Agenzia delle Entrate dovesse recriminare dei mancati pagamenti.
Infatti, in mancanza di questo documento, non avresti la possibilità di dimostrare l’avvenuto pagamento e rischieresti, quindi, di dover pagare due volte la stessa annualità.
Termine di prescrizione
Arrivati al nocciolo della questione, vediamo entro che termine l’agenzia delle entrate può pretendere il pagamento del bollo.
Senza giri di parole, ti dico che il termine stabilito dalla legge è di tre anni. Una volta decorso questo termine, potrai contestare la richiesta e, se l’Agenzia delle Entrate dovesse persistere, potrai ottenere una sentenza del giudice che attesti l’intervenuta prescrizione.
Viceversa, se la richiesta di pagamento del bollo dovesse arrivare prima della maturazione della prescrizione, allora il termine si interromperà e inizierà a decorrere nuovamente.
Da che momento decorre la prescrizione?
Secondo quanto stabilisce la legge [1], i tre anni decorrono dall’anno successivo a quello di riferimento, inteso come l’anno in cui avrebbe dovuto pagarsi la tassa, e non è stata pagata.
Ad esempio, se non hai pagato la tassa di proprietà relativa all’anno 2016, il Fisco sarebbe ancora nei termini per notificarti una richiesta di pagamento che interrompa la prescrizione fino al 31 dicembre 2019.
Diversamente, se non hai pagato il bollo 2015, e non hai ricevuto intimazioni di pagamento in questi anni, potrai stare tranquillo, essendo il debito prescritto il 31 dicembre 2018.
Se dovessi ricevere un’intimazione a prescrizione maturata, allora potrai agire in due modi:
inviando un’istanza in autotutela, o una richiesta di sgravio direttamente all’ente riscossore, facendo presente che la tassa si è prescritta e chiedendo di annullarne gli importi;
presentando ricorso alla competente commissione tributaria e ottenendo una sentenza che dichiari l’intervenuta prescrizione del credito vantato dal Fisco.
Note
[1] Art. 5, comma 51, d.l. n. 953/1982 convertito con legge n. 53/1983
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