Ecco una breve descrizione delle fasi del processo in caso di contestazione di un lascito ereditario.
Ogni anno, il numero di cause relative alla contestazione di un’eredità è davvero elevato. Molte volte la persona che lascia questo mondo ai suoi cari decide di incidere le sue ultime volontà su un pezzo di carta, cosicché alla propria morte ognuno conoscerà il bene ad egli destinato. Ma i parenti (serpenti!) sono sempre in agguato e, quando si tratta di questioni economiche, diventano i nemici più avidi. Tuttavia, al giorno d’oggi, molti si chiedono se vale la pena introdurre tali giudizi, soprattutto alla luce del fatto che una causa può aver fine dopo numerosi anni. Non potrò sicuramente dirti quale sia con precisione la durata causa civile eredità poiché essa dipende da diversi fattori, alcuni mutevoli di Tribunale in Tribunale, altri comuni a tutte le sedi: si pensi alla malattia o gravidanza del magistrato, alle sostituzioni di quest’ultimo, ad eventuali scioperi, all’eccessivo numero di procedimenti da decidere, che favorisce la decisione delle cause più vecchie, e così via. Di certo, nella migliore delle ipotesi, sarà davvero difficile ottenere una sentenza in meno di tre anni. Se, viceversa, sei veramente sfortunato, potrebbe volerci anche un decennio per ottenere la tanto sperata sentenza (sempre che sia positiva!). Di seguito vedremo quali sono le fasi di una ordinaria causa per eredità e le eventuali patologie processuali a cui l’interessato potrebbe andare incontro, perdendo così tempo e denaro.
I° Fase: Introduttiva
La prima fase inizia con la redazione dell’atto introduttivo del giudizio, sia esso relativo al disconoscimento della firma apposta su un testamento olografo, sia esso riguardante la lesione della quota ereditaria spettante all’erede legittimo, e l’introduzione della mediazione obbligatoria, davanti ad uno degli organismi autorizzati a tale operazione. Infatti, in questo campo, la mancata instaurazione della mediazione è motivo di improcedibilità della causa civile.
Per convenienza, l’istanza verrà presentata prima dell’introduzione del giudizio poiché, nell’eventualità in cui il giudice dovesse verificare che la mediazione non è stata tentata, allora rinvierà il processo, onerando la parte interessata ad avviare le trattative, così prolungando i tempi processuali in modo non indifferente. Il rischio è quello di vedersi slittare l’udienza di prima comparizione di almeno sei mesi.
Una volta espletato l’incontro di mediazione, dato per scontato l’esito negativo, si svolgerà la prima udienza davanti al giudice istruttore, dove le parti – rappresentate dai rispettivi avvocati – chiederanno, con ogni probabilità, la concessione di alcuni termini (i cosiddetti termini 183, VI comma del codice di procedura civile) al fine di depositare le proprie memorie integrative e indicare nel dettaglio i mezzi di prova per dimostrare le proprie ragioni al magistrato (testimoni, documenti, e quant’altro). Questi termini, per legge, ammontano a 80 giorni (30 il primo termine, 30 il secondo, e 20 il terzo).
Il giudice, a questo punto, vista la richiesta, dovrà concederli (non può rifiutarsi) e così, rinvierà ad una data che riesca con sicurezza ad abbracciare l’arco temporale sopra indicato. Da un minimo di sei mesi ad un massimo di un anno.
II° Fase: Istruttoria
Depositate anche le relative memorie autorizzate, all’udienza successiva il giudice deciderà se ammettere o meno le tue richieste istruttorie. Ad esempio, in caso di contestazione della genuinità del testamento avrai sicuramente chiesto l’ammissione di un consulente tecnico grafologico che possa valutare se la firma apposta ai piedi del testamento sia falsa o meno. Se il giudice ammetterà questa richiesta, rinvierà ad un’altra udienza per permettere al consulente nominato di prestare il giuramento di rito. Successivamente, concederà tre termini:
il primo per consentire al tecnico di depositare la bozza della relazione,
il secondo per consentire alle parti di presentare le proprie osservazioni alla bozza del consulente,
il terzo per permettere al consulente di depositare la relazione definitiva.
Ovviamente, le udienza sopra citate saranno distanti l’una dall’altra di diversi mesi (la distanza varierà a seconda del carico di lavoro del singolo magistrato): insomma, la durata della fase istruttoria della causa civile di eredità potrà variare da un minimo di uno ad un massimo di tre anni.
III° Fase: Decisoria
Questa è l’ultima fase del processo, dove il quadro probatorio si è formato e alle parti non resta che spiegare, alla luce delle prove acquisite, perché la domanda giudiziale debba essere o meno accolta. Il sistema giudiziario civile prevede il rinvio alla cosiddetta udienza di precisazione delle conclusioni che, solitamente, viene fissata ad un anno.
A quell’udienza testerai con mano la fase patologica più rilevante della causa civile. Difatti, è davvero raro che il giudice chiamato a decidere sulla controversia, una volta precisate le conclusioni, prenda la causa in decisione. Di certo questa mancata volontà non deriva da una poca professionalità dei magistrati, ma dall’incredibile quantitativo di cause che ogni singolo giudicante è costretto a trattare. Questa vagonata di procedimenti incombenti come una spada di Damocle porta il magistrato a prendere una decisione più che logica: assumere in decisione i giudizi sulla base dell’anzianità degli stessi, prima di tutto, ma anche della difficoltà che la questione da decidere porta con sé.
La durata di questa fase è la più difficile da prevedere: potrebbero volerci due o tre anni per vedere il giudice istruttore riservarsi sulla causa e deciderla. Tuttavia, quando arriverà il turno della tua (di causa s’intende), allora lì sì che mancherà poco all’ottenimento di una sentenza.
A quel punto, il giudice si riserverà concedendo, se richiesti, dei termini per la cosiddetta memoria conclusionale (60 giorni) e per quella di replica (20 giorni) al fine di permettere alle parti di convincere il magistrato sulle ragioni delle proprie difese. Una volta depositate queste memorie, non ci sarà più un’ulteriore udienza e il giudice prenderà tutti gli atti processuali, iniziando a redigere la tua sentenza.
Il termine assegnato al giudice dal codice di procedura per formare il corpo dell’atto decisorio è di 60 giorni, comincianti dallo scadere delle memorie di replica. Il mancato rispetto di questo termine, tuttavia, non provoca conseguenze per il magistrato; pertanto, potrà accadere che il giudicante sfori questo periodo e depositi la sentenza successivamente.
Quanto dura una causa civile per eredità?
Dopo aver letto tutte le fasi del giudizio, capirai che non esiste una risposta certa all’interrogativo sulla durata della causa civile per eredità. Se sarai fortunato, in tre/quattro anni avrai la tua sentenza; diversamente, dovrai attendere, anche se impazientemente, più del doppio degli anni per ottenere giustizia. Senza tralasciare un dato fondamentale: con la sentenza, teoricamente, il giudizio termina, ma i provvedimenti possono essere impugnati davanti la Corte d’Appello e, successivamente, davanti la Corte di Cassazione. In questo caso, la durata del giudizio complessivo potrebbe superare facilmente i dieci anni, così prolungando anche l’agonia degli eredi di veder definitivamente accertata una situazione di insopportabile approssimazione.
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